S o u n d P N E I ®
IL SISTEMA - LA PERMANENZAHome.html

Quando il sistema PNEI (psico - neuro - endocrino - immunologico) è in equilibrio, la persona sta bene.

I neurotrasmettitori, gli ormoni e i loro precursori peptidici svolgono correttamente il loro lavoro.

Le cellule, per mezzo della membrana, accettano le molecole biochimiche di cui hanno bisogno per compiere i loro cicli vitali e funzionali, e respingono quelle che potrebbero alterare il loro delicato equilibrio.

L
a membrana de-limita la cellula: la rende entità; individuo; la protegge. Attraverso una incredibile quantità di recettori biochimici distribiuti su di essa, la membrana si fa carico, come un firewall, di filtrare le informazioni in entrata e in uscita, in poche parole è responsabile della comunicazione.

Comunicazione è la parola chiave del sistema.

Dalla cellula, ai segmenti corporei e ai suoi organi, all’individuo sociale.

Quando la comunicazione viene inibita o interrotta, il sistema deve trovare un nuovo bilanciamento, nuove vie per sopravvivere.

Questa è la nostra storia.

Come fili d’erba che si fanno strada nell’asfalto per dare spazio alla propria vita, ognuno di noi, inconsapevolmente, nella sua essenza cellulare, adatta il suo sistema alla percezione che ha del suo spazio vitale. Impercettibili adeguamenti che nella logica della comunicazione favorisco o inibiscono flussi e canali che diventano: il nostro comportamento; il carattere, il modo di reagire agli stimoli esterni o interni; la nostra capacità di esprimere; di rappresentare; di dare vita alla nostra vita.

Con l’educazione, lo studio, la razionalità e le tecniche di controllo, tentiamo di smussare alcuni aspetti del nostro essere emozionale che stanno scomode (a noi e/o agli altri) e ci rendono socialmente vulnerabili o poco competitivi. Costruiamo sovrastrutture di contenimento, spesso con costi molto alti, che traducono la pulsione emozionale originaria in atteggiamenti socio-razionali mediati, accettabili.

Ma quando le condizioni favorevoli al controllo razionale non si verificano, e non ci vuole molto, il sistema di copertura salta miseramente, trasformando la nostra straordinaria impalcatura anti-emozionale in un cumulo di macerie depressogene, che chiamiamo fallimento.

E’ come se venissimo educati a parlare una lingua diversa dalla nostra lingua madre che è il nostro essere emozionale. Tutto il giorno traduciamo il nostro sentire nel linguaggio più standarzzato della razionalità, poi a un certo punto perdiamo il controllo e cominciamo a imprecare nel dialetto della nostra terra di origine (quella emozionale). Tanto più temiamo e stiamo alla larga dalla nostra essenza emozionale, fingendo di ignorarla, e tanto più essa eromperà con impeto incontrollato quando il nostro corpo ha bisogno di lei ed è stanco delle privazioni imposte dall’essere razionale che ci siamo creati. E quando, ancora, l’essere razionale è talmente ben strutturato da riuscire a controllare perfettamente l’emozionale, in una sorta di atarassica indifferenza, il corpo soffre e si ammala, magari in maniera silente, prima di manifestarsi con tutta la sua potenza inibitrice della mente, con quello che noi chiamiamo patologia.

Il suono è un mezzo straordinariamente efficace per metterci in comunicazione con le nostre cellule. Non si tratta di un complesso sistema di traduzione tra linguaggi diversi, piuttosto proprio dello stesso linguaggio.

Proprio così, le cellule (le loro membrane) vibrano e il loro range vibratorio è specifico a seconda della specifica funzionalità della cellula (epatica, ad esempio, piuttosto che cardiaca). Se la cellula vibra in iper o in ipo rispetto al range funzionale ottimale, la corretta comunicazione tra le cellule subisce delle distorsioni che possono avere le più disparate conseguenze fino alla patologia, influenzando anche i sistemi cellulari a monte e a valle.

Per la fisica della risonanza, somministrando suoni di frequenza compatibile, le cellule interessate saranno stimolate a vibrare alla loro frequenza ottimale con un meccanismo non induttivo ma quasi pedagogico.


Qui sta la differenza tra l’induzione biochimica ed elettromagnetica e la stimolazione acustica, quest’ultima

permette alle cellule di ritrovare da sé la loro frequenza funzionale ottimale e di mantenerla a patto che fattori esterni o interni prossimali non ricreino le condizioni disfunzionali alle quali il sistema dovrà ancora trovare il modo di adeguarsi con i suoi strumenti di bilanciamento omeostatici.

La permanenza dell’effetto del trattamento è dunque intrinseca nella metodica stessa ma deve essere favorita da condizioni ambientali, sociali e familiari esterne che colgano e assecondino il cambiamento.