Il Training nella Dislessia

 
 

L’approccio con il soggetto dislessico parte come sempre dal test di ascolto.

In molti casi la dislessia si dimostra al test con una curva aerea (in azzurro) molto frastagliata, in particolare nella Zona II (1000 - 3000 Hz; area cerchiata in verde corrispondente alla  zona di comunicazione linguistica)

Nel caso riportato nell’esempio a fianco, si notano significative cadute di ascolto ai 1000 e 2000 Hz che creano una distorsione rispetto alla curva tipo (visualizzata come post-it nell’immagine a fianco).

Nella Zona I (125 - 1000 Hz) è possibile individuare segnali attribuibili ad una gravidanza travagliata e ad un parto difficile (scotoma a 1000 hz), che rientrano appunto nel reperto anamnestico di una “gravidanza inattesa, non desiderata”. Anche il periodo post natale riporta segnali di difficoltà percepita, compatibili con una depressione post-partum della madre.

Tutto questo, a distanza di dieci anni, è impresso nella curva di ascolto del bambino ed influisce sulle sue modalità di percepire il suo corpo, gli altri, la sua posizione nello spazio, la micro-motricità.

Quest’ultima comporta un cattivo apporto del vestibolo nell’integrazione della funzione oculo-motoria, fondamentale nella lettura.

Ai dati sopra enunciati si aggiungano una lateralizzazione imperfetta e una chiusura della selettività uditiva.

Gli effetti di ciò si traducono in:

  1. -lentezza nell’interpretazione del messaggio acustico-semantico (la parola);

  2. -difficoltà di discriminazione di più zone frequenziali con conseguente difficoltà a percepire le differenze tra fonemi brevi quali la B e la P, la T e la D, o anche con S, F, SC, ecc.

  3. -inversione, sostituzione o elisione di sillabe o fonemi nella parola (es. fragliastato invece che frastagliato; porta anziché posta).

  4. -difficoltà a gestire la specularità: destra anziché sinistra ad imitazione di chi sta davanti(!), ad esempio la maestra; date scritte così: 2012/12/31.


Il percorso pedagogico Audio-Psico-Fonologico prevede un periodo di training passivo basato sull’ascolto di materiale sonoro filtrato elettronicamente, e un decisivo periodo di training attivo consistente nella lettura da parte del soggetto dislessico di brani ad un microfono collegato ad una speciale apprecchiatura in grado di rinviare in tempo reale in cuffia il suono della voce appropriatamente modificato tramite l’applicazione di appositi filtri linguistici.

Tale tecnica permette al dislessico di ottimizzare il percorso neuro-psicologico della lettura (ma vale anche per la scrittura) lavorando alla sorgente del problema, ovvero all’appianamento delle distorsioni della percezione uditiva e ad una migliore strutturazione della lateralizzazione, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

I risultati che si ottengono sono permanenti e spesso risolutivi.

Questo approccio si sposa perfettamente, integrandosi e migliorandone visibilmente l’effetto, con tecniche logopediche, psicoterapeutiche e psicomotorie di ogni genere.

In molti casi la dislessia si dimostra al test con una curva aerea (in azzurro) molto frastagliata, in particolare nella Zona II (area cerchiata in verde corrispondente alla  zona di comunicazione linguistica)... in sovraimpressione il diagramma di una curva “normale”.